Il Popolo della Famiglia ha presidiato ieri con una folta delegazione il tribunale di Massa, dove si è tenuta l’udienza contro Marco Cappato e Mina Welby, che hanno aiutato il malato di Sla Davide Trentini, 53 anni, a suicidarsi in Svizzera. La prossima udienza si terrà il 18 marzo, sempre nella cittadina toscana. I pidieffini presenti in numero cospicuo davanti all’aula hanno ribadito che i sofferenti vanno aiutati a vivere perché il loro dolore ci mette alla prova. Annegarlo nel pentobarbital per non esserne infastiditi, chiamando questo “libertà” quando invece è solo morte e disperazione, è il più bieco dei crimini. Il PdF della Toscana, che ha chiamato a raccolta militanti da tutta Italia, è per la vita e con la sua presenza e le sue bandiere ricorda ai giudici di Massa che la Corte Costituzionale, anche nell’orrenda sentenza che ha parzialmente depenalizzato l’aiuto al suicidio, ha fissato dei limiti. L’aiuto al suicidio di Davide Trentini è andato platealmente oltre. Dunque ora la condanna di Cappato e sodali è giuridicamente inevitabile. I militanti del Popolo della Famiglia hanno portato fino ai Tg della Rai il principio della intangibilità della vita umana. Intervistato proprio dalla Tv di Stato, il pm del processo ha affermato: «L’esercizio dell’azione penale nel caso della morte di Davide Trentini è giustificato». La mobilitazione del Popolo della Famiglia ha dunque avuto il merito di esplicitare il senso anche giuridico di questo processo a Cappato. Non pretendiamo che vada in carcere, ma ora è necessaria la condanna penale.Era presente anche una delegazione del Popolo della Famiglia Lazio.

Di Marco