“Nella neolingua pro gender – ha dichiarato Sabrina Bosu, Referente del Popolo della famiglia per la Provincia di Roma – non c’è spazio per le nozioni basilari della lingua italiana. In nome della difesa delle diversità, delle differenze di gusti e attrazioni sessuali, si stanno perpetrando ingiustizie e abusi sempre più inaccettabili. Si va dall’isolamento imposto a chi osa dissentire dal pensiero unico che vorrebbe un mondo composto solo da “allegri” abitanti (dal significato letterale del termine gay), a improbabili lezioni omesessualiste a bambini dell’asilo tenute da ambigue associazioni e perfino sulla televisione pubblica da famosi transgender a spese degli ignari contribuenti. Passando per sfilate di nudisti ai quali basta far svolazzare la bandiera arcobaleno per non incorrere mai in sanzioni o rimproveri per dei comportamenti che definire “atti osceni in luogo pubblico” sarebbe un complimento. Per non parlare delle censure imposte a chi vorrebbe solo poter dire che le mamme sono femmine e i papà sono maschi da parte di chi ha reso la propria vita un icona della lotta alla censura”.
“In questo scenario che rimanda la mente ad alcune terribili dittature del passato – ha continuato la Bosu – dove la libertà di pensiero veniva calpestata senza alcun riguardo per la dignità umana ci troviamo a dover constatare che anche il Comune di Velletri è stato permeato da questa pericolosa mentalità. Apprendiamo infatti che è stata emanata una delibera che impone l’uso di termini inesistenti nella grammatica italiana per compiacere quella piccola lobby che sembra avere potere totale in ogni ambito e in tutto il mondo. Così scopriamo che al Comune di Velletri non si potrà più dire ad esempio “i diritti dell’uomo” ma si dovrà usare il termine collettivo “i diritti dell’umanità” o che nei documenti si dovrà usare il femminile anche quando nella lingua italiana non esiste creando delle aberrazioni linguistiche come “la sindaca o la consigliera”. O che, scrivo testualmente, si devono “evitare le parole fraternità, fratellanza, paternità quando si riferiscono a donne e uomini” come se fosse implicita o addirittura auspicata una perenne guerra tra i due sessi. Il Popolo della famiglia di Velletri si oppone fermamente a questa delibera perché trova profondamente sbagliato cedere ai ricatti della Lobby lgbt e denota una mancanza di aderenza verso la realtà. Volendo creare a tutti i costi una frattura tra l’uomo e la donna, che sono invece naturalmente alleati e salvo scelte religiose o per motivazioni personali si completano solo se sono insieme, si compie un atto gravissimo contro la società che vede da sempre la sua fondazione sul pilastro della famiglia. La scelta di avallare un vocabolario inventato e sgrammaticato – ha concluso la Bosu – mostra che il Comune di Velletri è prono davanti alle assurde richieste del potente di turno e richiede una riflessione sulle conseguenze che un tale atteggiamento porterà su tutta la cittadinanza. Per essere al servizio dei cittadini bisogna avere una spina dorsale solida, bisogna saper combattere per difendere i più deboli e non certo prostrarsi davanti alle più assurde richieste dei poteri forti”.