Attenzione: questo articolo contiene immagini reali, sconsigliato ai minori e alle persone più sensibili.

L’aborto consiste nello strappare dal seno materno un bimbo che non è capace di vivere fuori del grembo. L’essenza dell’aborto sta nella separazione violenta del bimbo dal seno materno cosicché il bambino viene ucciso.

L’aborto si distingue dall’infanticidio perché questo ultimo si ha con l’uccisione del bimbo già maturo sia quando ancora è chiuso nel seno materno, sia durante il parto, sia dopo il parto.

L’aborto può essere DIRETTO o INDIRETTO. Si ha l’aborto diretto ogni qualvolta viene interrotta la gravidanza uccidendo direttamente il bambino nel seno materno per qualsiasi motivo (ad esempio per salvare la vita della madre o per disfarsi di un figlio ecc.).  L’aborto indiretto si ha quando il medico opera un intervento clinico o chirurgico su una donna gravida per motivi sanitari del tutto indipendente dallo stato di gravidanza della donna, e tale intervento produce la morte del bimbo soltanto come effetto collaterale, cioè secondario, non voluto. Ad es. il medico interviene necessariamente per asportare l’utero affetto da cancro e in questo caso c’è un bambino in gestazione.

Come avviene l’aborto

A) I bambini in età tra 7 e 12 settimane vengono tagliati a pezzi con un coltello ricurvo e tolti dall’utero.

B) Quando si tratta di bambini sopra i 4 mesi, il liquido amniotico viene risucchiato e al suo posto viene iniettata una soluzione salina concentrata. Il bambino inghiotte questo veleno e ne muore. L’agonia dura un paio d’ore.

C) I bambini sopra i 6 mesi vengono tolti vivi dal grembo materno per mezzo di un taglio cesareo e buttati nel secchio dell’immondizia per morirvi.

D) in un caso su quattro si inietta attualmente una soluzione chimica nell’utero per ammorbidire il bambino finché verrà ritirato fuori dal grembo della madre a mezzo di un aspiratore a pressione riducendolo così ad una brodaglia umana in cui si riconoscono chiaramente manine, piedini, la gabbia toracica e parti della testa.

Abortire con la RU-486

Dal 1988, anno in cui la pillola RU486 per l’aborto farmacologico è comparsa per la prima volta in Francia, essa si è progressivamente diffusa in tutti gli Stati del mondo. Nel 1991 è stata adottata dalla Gran Bretagna, nel 1992 dalla Svezia e poi a seguire dagli altri Stati europei. Negli Stati Uniti nel 2000. Il 30 luglio 2009 la Ru-486 viene approvata dall’Agenzia italiana del farmaco con 4 voti favorevoli su 5. Dal 10 dicembre 2009, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’autorizzazione all’immissione in commercio, la Ru486 entra definitivamente a far parte dei farmaci utilizzabili in Italia.

Il mifepristone (o RU486) è un potente steroide sintetico e viene utilizzato per provocare l’aborto nelle madri incinte da 5 a 7 settimane. Negli Stati Uniti, l’Ufficio per il Controllo Farmaceutico e Alimentare ha pubblicato una nota di allarme riguardo la pillola RU 486, proibendone l’importazione ad uso personale, poiché essa comporta un pericolo per la donna. Ancora poco tempo fa, prima di cedere il brevetto della pillola, la casa farmaceutica che la produceva (la francese Roussel Uclaf) raccomandava di usarla solo tenendo pronto l’occorrente per una eventuale rianimazione d’urgenza.
«La RU 486 non è di facile uso», ammetteva Edward Saking, ex P.D.G. della Roussel Uclaf, «una donna che voglia porre fine alla propria gravidanza con questo metodo, deve “vivere” col proprio feto abortito durante almeno una settimana. Si tratta di una spaventosa prova psicologica».

Nel momento in cui una donna decide di abortire farmacologicamente, infatti, dopo il via libera del ginecologo viene sottoposta in una struttura ospedaliera all’assunzione di mifepristone – la RU486 vera e propria – che ha lo scopo di bloccare l’azione del progesterone, un ormone che favorisce e “protegge” la gravidanza. A quel punto la donna può lasciare l’ospedale, dove tuttavia deve tornare dopo due giorni per assumere sotto controllo medico le prostaglandine, utili ad aumentare l’efficacia della prima molecola, ed eventualmente altri farmaci che ne limitano gli effetti collaterali. La prostaglandina, infatti, che provoca le contrazioni dell’utero necessarie ad espellere la mucosa, è molto spesso causa di crampi accompagnati – i dati sono contenuti in un dossier AIFA del 2009 – da nausea (34-72%), vomito (12-41%), diarrea (3-26%) e complicanze molto severe (sotto l’1%). Il sanguinamento prodotto dall’aborto vero e proprio, in genere, continua a quantità variabili per una settimana.

Almeno 22 donne in America sono morte e altre migliaia hanno avuto gravi complicazioni per l’aborto con RU486, secondo le linee guida aggiornate della Food and Drug Administration (FDA). Le donne sono morte per una serie di cause, tra cui emorragia, gravidanza ectopica, sindrome da shock tossico, insufficienza epatica, sepsi, e finanche suicidio.

Oltre alle donne che sono morte, altre migliaia hanno sofferto gravi complicazioni dall’assunzione del farmaco. Tra il 2000 e il 2012, ci sono stati 2740 casi segnalati di un evento avverso di qualsiasi natura (una media di 228 all’anno). Negli ultimi cinque anni, ce ne sono stati 1445 (una media di 289 all’anno). Ciò include 273 ricoveri ospedalieri, 182 casi di emorragia per cui sono state necessarie trasfusioni, e 103 infezioni. Dal momento che non tutte le donne che presentano complicazioni in seguito all’assunzione della RU486 tornano in clinica o riferiscono gli effetti ai servizi di emergenza, i numeri reali saranno probabilmente più alti.

Il post aborto

Per il post-aborto sono riconosciute diverse conseguenze psicologiche:

  • la psicosi post-aborto conforme depressive di varia entità (insorge immediatamente dopo l’aborto e continua oltre i sei mesi);
  • lo stress post-aborto (che insorge tra i tre e i sei mesi e rappresenta il disturbo “più lieve” finora osservato);
  • la sindrome post-abortiva (un insieme di disturbi che possono insorgere o dopo l’aborto o dopo svariati anni).

Quest’ultima è caratterizzata da:

• disturbi emozionali (ansia, amnesia, perdita d’interesse, apatia, incapacità a emozionarsi)

• disturbi della comunicazione e dell’alimentazione

• disturbi del pensiero (pensieri ossessivi)

• disturbi della relazione affettiva caratterizzata da un cospicuo isolamento

• disturbi della sfera sessuale, del sonno (insonnia, irritabilità, incubi) e fobico-ansiosi

• flash backs dell’aborto (ri-esperienza del trauma, ricordi della passata esperienza, ecc…).

Di Marco